Una nuova visione

Vivere “green” significa molte cose. Significa innanzitutto prendere coscienza del fatto che l’ambiente in cui viviamo sta subendo costanti modifiche ad opera dell’uomo, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di gas tossici prodotti dal settore industriale e terziario in fabbriche, in un mondo dove automobili e combustibili domestici fanno la voce grossa. Affianco il gravoso consumo di acqua (di cui proprio in questi giorni stiamo tirando le somme) ed energie non rinnovabili, l’edilizia sconsiderata che riduce a dismisura la presenza di aree verdi in città e zone destinabili alla coltivazione, la continua deforestazione che provoca inevitabilmente irreparabili squilibri nel ciclo delle catene alimentari, la produzione dei rifiuti che manca di un corretto smaltimento e riciclo. Si potrebbero annoverare ulteriori fattori che mettono in crisi l’ambiente, ma il comune denominatore di questi eventi resta sempre e comunque un “maltrattamento” della natura e il suo irreparabile inquinamento                                       .

Dopo decenni di industrializzazione fallimentare, assume sempre maggior nitidezza  il postulato che la Sardegna possa a ragione essere inserita nell’elenco delle regioni più “verdi” e più “blu” non solo dell’Unione europea ma dell’intero pianeta, in buona compagnia con siti forse più celebrati dagli opinionisti internazionali.

L’isola del sole e del mare, forgiata da una natura millenaria sulla zolla più antica del Mediterraneo, richiama ogni anno milioni di visitatori che ne celebrano e ne rafforzano pregi e bellezze, ma fatica tuttavia a  concretizzare la svolta definitiva, soprattutto per le zone interne e nel campo agroalimentare dove regna sovrana la frammentazione di intenti e di comportamenti commerciali: a danno dell’incremento produttivo e quindi della crescita economica dei territori che hanno tardivamente scoperto il valore aggiunto dell’aggregazione di intenti e l’importanza commerciale della collaborazione operativa.

Tre progetti per il futuro del mondo del lavoro isolano

Da diversi mesi la nostra Agenzia lavora per raggiungere un obiettivo, espresso in tre progetti che sono stati finanziati dalla selezione pubblica (Avviso POR Sardegna FSE 2014-2020 – “Attività integrate per l’empowerment, la formazione professionale, la certificazione delle competenze, l’accompagnamento al lavoro, la promozione di nuova imprenditorialità, la mobilità transnazionale negli ambiti della “Green & Blue Economy”, che – tradotto da zia Maria di Tresnuraghes –  vuole significare la volontà politica di sostenere l’autodeterminazione del futuro lavorativo dei nostri disoccupati puntando su iniziative strategiche innovative e sostenibili,  provenienti e insediate nei territori che le individuano, le scelgono e le realizzano).

Insomma: per creare occupazione nel campo della economia verde e blu, rivolta al grande universo dei disoccupati (giovani e donne in primo luogo) che faticano ad entrare nel mondo del lavoro si punta ore al sostegno dell’autoimprenditorialità attraverso importanti risorse finanziarie messe in campo dalla Regione e che saranno disponibili (come prevede l’assistenza tecnica per l’inserimento al lavoro di ciascun percorso di formazione) parallelamente ai Progetti. Nella convinzione che anche il piccolo reddito di impresa (grande o piccola che sia) possa contribuire ad alimentare i circuiti virtuosi per l’economia delle comunità e sia in grado di creare le filiere di produzione in cui tutti sono importanti tasselli di un grande puzzle chiamato Sardegna: quell’«Isola che c’è», capace di incantare e affascinare con le sue millenarie Storie e tradizioni,  vera «Bottega dei sapori» con i suoi prodotti della filiera agroalimentare, coltivati e trasformati in  campi incontaminati  a garanzia di una qualità difficile da reperire nei circuiti convenzionali.

Un’isola in cui non esiste solo il Maestrale, noto spazzino nordista, che tutto cancella con le sue folate che arrivano e vanno senza nulla lasciare, ma anche il più moderato “Libeccio” specialmente quando,  sotto veste di piacevole brezza di mare, alimenta la fantasia dei navigatori  a bordo delle imbarcazioni (da diporto o di lusso) che approdano nei nostri porti alla ricerca di assistenza e relax.

Ecco: tutta questa premessa per  svelare  i nomi dei tre progetti, uno dei quali «L.i.b.e.c.c.i.o.» apre subito le iscrizioni  (vedi il Bando per l’iscrizione) , mentre gli altri due, «L’Isola che c’è» e «La Bottega dei sapori» hanno iniziato da alcuni giorni i percorsi di approfondimento territoriale tra i partner di Rete per tarare al meglio l’offerta formativa che verrà avviata entro la fine dell’anno.

Apri la presentazione e la scheda dei Corsi  del Progetto «Libeccio»

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CORSI LIBECCIO

Apri la presentazione del Progetto «L’Isola che c’è»

Apri la presentazione del Progetto « La Bottega dei sapori»